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Il bilancio costi/benefici dell’attività brevettuale

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Il numero di brevetti concessi viene spesso descritto nelle statistiche come uno degli indicatori principali nella valutazione delle caratteristiche di innovatività di un sistema. Per quanto un’intensa attività brevettuale possa forse essere indice di una elevata inventività, tuttavia il solo numero di brevetti concessi nulla svela a riguardo dello sfruttamento economico degli stessi, ovvero sull’efficacia dei meccanismi di trasferimento tecnologico adottati dal sistema in esame. Al di là, poi,  delle riserve sulla rilevanza del dato stesso nella mappatura delle attività innovative, uno studio di un team di ricercatori della School of Law della Boston Universty, riemerso in occasione della recente ondata di brevetti concessi dall’ USPTO (l’ufficio brevetti statunitense), ha sottolineato lo squilibrio in termini di costi e benefici privati derivanti dall’applicazione di nuovi brevetti in USA tra il 1984 ed il 2009

James Bessen, Peter Neuhäsler, John Turner e Jonathan Williams hanno mirato la loro attenzione sulla componente privata del bilancio costi/benefici, in luogo di considerare il costo sociale del sistema brevettuale, in quanto interessati a dimostrare che tale sistema, nel caso di rendiconto finale negativo, non produce gli incentivi necessari alla propulsione dell’innovazione.  Ricomprendendo tra i costi le spese di contenzioso complete della stima delle perdite e delle spese indirette derivanti da un’azione legale in ambito di proprietà intellettuale e tra i benefici le entrate relative alla licenze e all’uso strategico del brevetto, gli studiosi hanno ottenuto una stima corrispondente a costi in eccesso del 29% rispetto ai benefici nel periodo considerato.

Una buona parte di queste spese (corrispondenti ad un ammontare compreso tra 538 e 1490 miliardi di dollari in 25 anni) risultano essere derivanti dalle spese relative alla difesa legale contro le cosidette Non-Practicing Entities (NPE) (in gergo “patent trolls“), persone o compagnie che esercitano in giudizio i propri diritti di brevetto senza produrre prodotti o fornire servizi basati sul brevetto stesso, con il solo obiettivo di lucrare su patent fees. Tale fenomeno è  parzialmente contrastabile con l’introduzione di un obbligo d’attuazione  dell’invenzione analogo a quello previsto in Italia dall’art.70 del Codice della Proprietà Industriale (che impone il rilascio di una licenza obbligatoria qualora,per cause dipendenti dalla volontà del titolare del brevetto, l’attuazione dell’invenzione per oltre un triennio, manchi o risulti insufficiente ai bisogni del Paese), ma lascia comunque scoperto un termine di tempo più o meno esteso e non necessariamente si accorda con gli aspetti e gli interessi di tutela dell’ autonomia dell’iniziativa privata di ordinamenti come quello statunitense, che risulta infatti molto restio all’introduzione di misure repressive di simili comportamenti parassitari.

La ricerca completa (Bessen, James E. and Neuhäusler, Peter and Turner, John L. and Williams, Jonathan W., The Costs and Benefits of United States Patents (February 2014). Boston Univ. School of Law, Public Law Research Paper No. 13-24; Boston Univ. School of Law, Law and Economics Research Paper No. 13-24) è disponibile gratuitamente a questi indirizzi: http://ssrn.com/abstract=2278255 o http://dx.doi.org/10.2139/ssrn.2278255

 

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